“Nella dinamica della vita, il cambiamento è l’unica costante.”
Eraclito
La differenza tra “esercizio” ed esperienza
Spesso associamo il lavoro corporeo all’esercizio, ovvero ad una serie di compiti fisici da svolgere in modo ripetitivo e sequenziale.
Questo tipo di approccio agisce sul corpo in modo selettivo: ad esempio se vogliamo sollevare un peso avremo bisogno di portare la nostra concentrazione su un preciso schema motorio da compiere e ripetere più volte. A questo diamo il nome di meccanica. Si tratta di quel ramo della fisica che descrive il movimento senza, diciamo così, studiarne le implicazioni. Nella danza invece preferiamo parlare di esperienza: per esperienza intendiamo una sperimentazione di movimento che cerca di considerare tutte le implicazioni del gesto e che approda ad un esito che è sempre diverso.
Come nella vita, nessuna esperienza si ripete uguale a se stessa. Anche se ripetiamo più movimenti, questi potranno essere simili – magari per chi guarda – ma mai identici. Non esiste un movimento veramente ripetibile. Questo consente di apprendere sempre, anche all’interno di programmi motori già conosciuti, e di ampliare costantemente il proprio bagaglio cinetico.
Nell’esperienza danzata chi muove partecipa del proprio movimento in modo integrale abbracciandone la complessità e cogliendone le diverse relazioni: in sostanza non ci interessa tanto muovere un piede quanto percepire cosa comporta muovere quel piede: ad esempio facendo un passo in avanti potrò sentire che l’intero assetto del mio corpo si modifica, che il mio baricentro si sposta, che il mio bacino necessariamente si muove, che persino il mio braccio o la mia testa mettono in atto una precisa risposta.
La dinamica ci permette quindi di acquisire le percezioni del corpo in modo simultaneo e globale e di viverle in uno scorrimento.
La complessità della dinamica
Dinamica significa quindi in qualche modo tenere insieme, cogliere simultaneamente tutto l’universo percettivo che un determinato movimento, anche molto piccolo e puntuale comporta.
In quest’ottica potremmo definire il danzatore colui che, in ogni istante, si domanda: cosa sta accadendo dentro a questo movimento? Quali fattori propiopercettivi, quali sensazioni, sono coinvolti in questo gesto? Come sfrutto queste informazioni ai fini della mia performance danzata?
Una sensibilità fine come quella del danzatore riuscirà quindi nel tempo a mappare le sue percezioni e la loro modifica continua, durante un qualsiasi movimento, indipendentemente dalla sua durata, dalla sua velocità o dalla sua difficoltà tecnica.
Ma cos’è davvero coinvolto in una dinamica di movimento?
La capacità del danzatore consiste nella capacità di partecipare a più “istanze” e a gestire la loro complessità nel divenire e nelle modifiche di tempo e di spazio. Quali?
Il respiro
Non c’è dinamica senza respiro, anzi esso è essenzialmente il motore della dinamica. Grazie alle sue fasi ascendenti e discendenti contribuisce a nutrire il gesto e la sua organizzazione nel tempo e nello spazio. Se muovo nella dinamica posso percepire l’andamento sinusoidale del mio respiro e contemporaneamente come questo si sincronizza con il gesto, mentre lo sto compiendo.
La gravità
Questa forza agisce costantemente sul nostro corpo: ora contrastandola, ora cedendovi, ora ricalibrandola nelle sue diverse gradazioni tramite il peso e le leve del corpo, possiamo costruire una storia dinamica con lei. Porto quindi un movimento nello spazio percependo contemporaneamente la sua relazione con la gravità che cambia costantemente.
Globalità e località
Nello stato di flow che caratterizza un movimento dinamico riusciamo a cogliere il corpo sia nella sua globalità che nelle parti parziali, riusciamo cioè a percepire i cambiamenti dell’intero sistema (il corpo nella sua interezza), ma anche le modifiche di dettaglio che avvengono nei distretti più periferici del nostro corpo (una mano, una caviglia, un ginocchio). Il danzatore muove quindi consapevolmente e in modo ecologico e organizzato portando consapevolmente nello spazio i volumi più piccoli e i volumi più grandi del suo corpo in modo sincronizzato.
Lo spazio
Ogni corpo che si muove genera una relazione con lo spazio. Muovendo scegliamo di fatto delle direzioni e dei disegni precisi. Ad esempio possiamo scegliere di muoverci su linee, su curve, in basso, in alto. La dinamica deve necessariamente contenere, iscriversi e sostenere un progetto spaziale.
Il tempo
Un corpo che danza si muove su diverse pulsazioni, qualità o frazioni di tempo che determinano lo sviluppo di una partitura originale. Nella dinamica non si può prescindere dai cambi di tempo che generano variazione e quindi senso. Il danzatore viaggia sempre su una linea ritmica precisa che viene integrata nel movimento.

La musica
Dinamica è anche movimento in relazione alla musica: giocando con sincronie o asincronie e variandole nel tempo costruiamo una dinamica corporea all’interno di uno sviluppo sonoro o musicale. Significa che la musica diventa un elemento fondamentale con il quale il corpo tesse una relazione continua.
Il racconto
Ogni dinamica contiene una storia. Nel susseguirsi delle azioni si svela una narrazione. Questa capacità di raccontare con il corpo è data dal continuum e cioè dalla capacità di portare avanti i movimenti in modo fluido e organico. Chi muove nella dinamica è quindi in grado di portare avanti il suo movimento in un continuum partecipando di tutti questi elementi insieme, istante, dopo istante, dopo istante.
Dinamica potremmo dire per il danzatore è in sostanza “tenere ecologicamente insieme”, “far fluire tutto”, in modo consapevole, naturale e fluido senza fatica e senza la necessità della concentrazione. In qualche modo il corpo si muove con disinvoltura in un ampio panorama percettivo in continua evoluzione.
Oltre la dinamica
Nella danza la dinamica corrisponde quindi sostanzialmente a quella capacità di partecipare a più avvenimenti contemporaneamente e di attraversarli nella loro costante modifica. Potremmo dire in un certo senso che la dinamica è un allenamento alla complessità che non riguarda solo il piano somatico ma si allarga ad una visione più ampia.
Muoversi nella dinamica significa agire in modo integrato consci delle intenzioni, delle azioni e delle emozioni che ci stanno attraversando in quel preciso momento. Vuol dire impegnarsi completamente in un progetto e donarlo a chi guarda lasciando allo stesso tempo che il senso si faccia da sé.
Tutta la nostra vita ha come caratteristica intrinseca la dinamica che rappresenta proprio quell’andamento che prevede scoperte, cambi, scarti, modifiche e apprendimenti costanti.
Solo grazie alla dinamica possiamo osservare come un respiro si inanella ad un altro, un gesto approda a quello successivo, come un tempo apre a un altro tempo, apprezzando tutte le fini e tutti gli inizi da cui è costellata la nostra vita.
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