“La presenza è il regalo più prezioso che puoi donare a te stesso.”
MZ
La costante accelerazione nella nostra vita quotidiana
Quante volte abbiamo l’impressione che la giornata sia passata in un attimo? Quante volte non riusciamo a ricordare se abbiamo fatto un determinato gesto, per esempio chiudere il gas o il portone di casa? Quante volte ci siamo sentiti poco presenti rispetto a quello che stavamo dicendo o compiendo?
Sono fenomeni abbastanza comuni che però rivelano una modalità con cui spesso portiamo avanti le nostre vite: quella della distrazione. Spesso infatti ci troviamo ad attraversare la nostra giornata in uno stato di costante accelerazione che ci porta progressivamente fuori dallo stato di presenza.
Vivere lontani dal nostro tempo naturale ci spinge ad agire secondo alcuni automatismi motori e psichici: stessi gesti, stessi pensieri, stessi programmi, stesse visioni. Durante questi pattern non siamo veramente padroni del nostro movimento e quindi, a ben guardare, nemmeno delle nostre intenzioni. Non agiamo consapevolmente nel mondo, non compiamo delle azioni integrali ma siamo piuttosto “abitati” dai nostri movimenti.
A volte agiamo persino in una sorta di anestesia corporea, dove il corpo è un servo muto che risponde con prontezza ai compiti assegnati ma senza essere veramente protagonista del nostro agire. Rimanere presenti e consapevoli ha come obiettivo il ritorno al nostro essere autentico.
La consapevolezza quindi non riguarda solo il campo della meditazione come si potrebbe pensare: si tratta di una condizione essenziale che precede e nutre qualsiasi movimento danzato.
Ma come ritornare consapevoli? Presenti alle proprie intenzioni e ai propri movimenti? Come abbassare la dittatura del lavoro mentale in favore di uno stato più ricettivo rispetto alle sensazioni del nostro corpo? Come riappropriarsi del nostro tempo e del nostro spazio? Come recuperare padronanza?
Sentire
La sensazione è la manifestazione di un sentire concreto e presente. In un momento di grande accelerazione, sia fisica che mentale, possiamo tornare a noi stessi abbassando il piano dell’automatismo riconnettendoci alla verità delle nostre informazioni corporee che ci restituiscono sempre un panorama attendibile su ciò che c’è davvero in quel momento (dolore, stanchezza, preoccupazione). Spesso il danzatore ricorre a questa “fotografia” sensoriale prima di iniziare un movimento nello spazio.
Rallentare
La lentezza ha una sua qualità intrinseca in quanto ci permette di osservare dei processi che, nella velocità, necessariamente perdiamo. Rallentando possiamo dilatare le percezioni, aprire lo sguardo, connetterci all’ambiente esterno, agire in relazione a qualcosa che non è solo il nostro mondo mentale. Significa darsi la semplicemente la possibilità di accorgersi di ciò che c’è in quel momento – l’aria, la luce, una voce, un odore – disattivando o almeno depotenziando gli automatismi che nella loro velocità di esecuzione ci sottraggono ad alcune finezze sensoriali.
Il tempo lento nella danza inoltre è spesso anche il tempo della conoscenza e dell’apprendimento, che è quella dimensione dentro la quale poter sperimentare mondi percettivi più sottili che tuttavia possono aggiungere una enorme qualità anche al più piccolo gesto.
Il tempo lento nella danza inoltre è spesso anche il tempo della conoscenza e dell’apprendimento, che è quella dimensione dentro la quale poter sperimentare mondi percettivi più sottili che tuttavia possono aggiungere una enorme qualità anche al più piccolo gesto.

Respirare
Portare l’attenzione al respiro significa aprire la finestra sul nostro panorama interno e riconnetterci a questa danza primaria. Sono loro a guidarci anche in senso emozionale verso i nostri bisogni. Allargare il respiro inoltre ci consente di entrare in un tempo diverso, portare l’attenzione su dettagli, potenziare l’intuizione, dare spazio alle nostre visioni. In una semplice respirazione diaframmatica possiamo già fare un’esperienza piena di consapevolezza e di danza.
Una cosa alla volta (e bene)
Il multitasking è una facoltà umana che ci permette di compiere più azioni contemporaneamente. Si tratta di un grande potere del nostro sistema di avviare più processi simultaneamente. È vero anche però che questi schemi una volta memorizzati ci fanno essere meno presenti: non dobbiamo pensare a premere il piede sull’acelleratore mentre guidiamo e questo è un grande vantaggio per il nostro sistema. Ma se ci diamo la possibilità di tanto in tanto di fermarci per riportare piena attenzione su un gesto possiamo non solo aprirci ad una nuova sperimentazione ma anche fare una esperienza di meraviglia.
Danza e consapevolezza
Ma come si pratica la consapevolezza nella danza? Come recuperare un corpo fluido e integrato che si organizza in modo funzionale ed ecologico: percepire alcune istanze fisiche in modo chiaro: la pelle, il peso ma a anche il caldo o il freddo, la consistenza del pavimento, connettersi al momento presente e quindi percepirsi chiaramente in una dimensione di qui e ora dove passato e futuro non condizionano il nostro percepito, il nostro presente, ascoltare le nostre sensazioni in modo da riconoscerle, nominarle, accoglierle, mapparle.
Si tratta di pratiche semplici ma estremamente potenti che ci permettono di riportare il corpo ad una dimensione di padronanza. Un corpo consapevole infatti è orientato, direzionato, opera delle scelte verso determinate direzioni, amministra bene le sue energie in relazione allo spazio e al tempo, ma soprattutto non è assente perché sempre in relazione.
La relazione, potremmo dire, è l’indice della consapevolezza: sono presente perché sono connesso al mondo che mi circonda. Danzo, quando ho stabilito relazioni: con il tempo, lo spazio, il mio mondo interno.
Oltre la consapevolezza
In questa visione potremmo guardare alla danza oltre che come disciplina artistica anche come pratica di consapevolezza che ci permette un’esperienza che si eleva dal piano somatico ad una dimensione più intuitiva e spirituale.
Durante una sessione di movimento consapevole infatti la nostra mente è in grado di potenziare la neuroplasticità del cervello: accogliere nuove intuizioni, riorganizzare i collegamenti e modificare i processi decisionali.
Nella danza questo coincide con la possibilità di produrre movimento nuovo, nuove transizioni tra un gesto e l’altro, nuove aperture spaziali e temporali.
Consapevolezza nella danza vuol dire quindi anche apprendimento o integrazione di nuovi schemi, non solo motori. Così possiamo produrre movimenti autentici e integrati, coerenti con le nostre emozioni ma anche armonici verso l’esterno e verso gli altri.
Essere consapevoli vuol dire anche vivere pienamente e rimanere disponibili in ogni istante alla possibilità del nuovo, dell’inaspettato, del sorprendente.
Danzare la vita – citando un famoso scritto di Garaudy – significa allora allenare questa capacità di attenzione, continuamente, darci di fatto, in ogni istante la possibilità di ricreare i nostri gesti, scolpirli, modificarli, inscriverli in un progetto che procede per espansioni. Un solo giorno di consapevolezza può cambiare i binari di un’esistenza.
Non si tratta solo di un esercizio di presenza o di una pratica somatica, nell’assenza di consapevolezza si può perdere la vita intera.
Se vuoi provare una lezione di danza e flow movement e riscoprire la meraviglia del gesto consapevole puoi iscriverti alla lezione prova di Muovo quindi sono o iniziare un percorso individuale. Le lezioni si tengono in Dancing House. Per rimanere aggiornato anche su Facebook e sulla mia pagina Instagram dove puoi entrare direttamente in sala e guardare quello che facciamo!