Il blog di Marta Zacchigna sulla Danza Contemporanea

IL VALORE DELLA CONTINUITÀ

“La danza non vuole che qualcosa sia fatto, ma attraversato…”

Marta Zacchigna

 

La notifica del cellulare, l’ennesima telefonata commerciale, il rumore del traffico, la musica imposta nei supermercati e nelle sale d’attesa, la valanga di contenuti che esondano dai device, la sovrabbondanza di stimoli che ci invade senza preavviso.

E su questo sfondo, il pensiero, che lavora sempre nell’anticipazione, nella previsione, nell’organizzazione, nell’incastro. E poi il corpo che quasi ci insegue per restarci addosso e che si adopera, incessantemente, per accontentare ogni nostra volontà.

Risucchiati, richiamati, spinti, strattonati, non ci accorgiamo che viviamo nel tempo della giustapposizione, una cosa dopo l’altra, e nessuno spazio in mezzo.

Entriamo in un bar e non vediamo: i volti che ci passano accanto, i bambini, che frequentano un altro livello dello spazio, le mani degli anziani che leggono il giornale, il nuovo disegno sulla tazzina del caffé, non vediamo la tristezza o l’allegria di chi ci serve il pranzo, la malinconia del nostro partner, la paura dei nostri figli. Noi non ci soffermiamo.

Non c’è più nemmeno il tempo per incontrare l’Altro, quel Altro, che rappresenta il Mondo, cioè qualcosa che esiste, come me, anche se esula da me e dalla mia vita singolare.

Siamo sempre qui e altrove, nell’inseguimento del dopo, senza chiederci dopo cosa? Prima di cosa Tutto è task da depennare.

Ok, fatto, chiuso, finito.
Spunto, cancello dall’agenda, elimino dal calendario.

Parlo di un’esperienza che non risparmia nessuno: la distrazione costante, l’assenza di vuoto.

Ma se la distrazione è diventata condizione cronica della nostra vita, da dove si riparte? Come si torna a uno stato di piena e partecipata attenzione?

Da una fermata certo, ma soprattuto da un’interrogazione, che inizia dalla dimensione più vera, concreta e autentica con la quale siamo al mondo: il nostro corpo.

Un’interrogazione essenziale, che parte da un dato concreto, spesso semplice.
Ad esempio, cosa mi insegna il respiro?

Non astrattamente. Cosa mi insegna ora, in questo momento…. mentre sto respirando?
Mi suggerisce forse che ogni intenzione ha una dinamica ascendente, discendente e un momento di sospensione in mezzo, un vuoto, necessario, vitale, che non mi consente solo di respirare pienamente ma che mi permette soprattuto di attraversare un prima, un dopo, un durante, di fare un’esperienza di continuità.

La continuità accomuna molte cose che ci nutrono e ci rendono umani: la lettura di un libro, perdersi nel gioco con un bambino, ascoltare un brano musicale, scrivere una lettera, osservare un quadro, mantenere un bacio, fare sosta lunga in una abbraccio ma anche tenersi in un pensiero fertile, rimanere in una memoria alla quale siamo affezionati. E come si torna a questa esperienza?

Serve attenzione, tempo.

Sempre meno frequentemente riusciamo a coltivare qualcosa in una durata che non si risolvi entro una manciata di secondi. Accendiamo e spegniamo, apriamo e chiudiamo, leggiamo e dimentichiamo, ascoltiamo e abbiamo già scordato, il nome, la parola, l’immagine.

Perdere questa facoltà di sostare, di attraversare qualcosa concedendogli un tempo lungo, potenzialmente infinito, significa perdere l’essenza della vita.

E allora, quale è il valore di cui dobbiamo riappropriarci?

Tornare a fare esperienze di continuità, riappropriarci di quel miracolo che è la durata, e la danza come la vita è arte della durata: danzare significa soprattutto allenarsi a rimanere, ora, qui, con questo mio corpo, per sentire che c’è un infinito che mi abita se solo presto attenzione, che c’è una parola sussurrata se so rivolgermi con interessa al mio interno, che c’è una cura per il tempo, il mio tempo, che a volte chiede di essere perso per poter essere riguadagnato.

Nella continuità viviamo un’esperienza unitaria e fortemente significativa, nella continuità ci è possibile abbandonare la dittatura del mentale e aprire le porte dell’intuizione, nella continuità finalmente vediamo, diamo ai nostri occhi la capacità di osservare un dettaglio e di renderlo memoria fertile, attiva; nella continuità permettiamo ai nostri sensi di darci la possibilità della gioia, della felicità, si ama e si coltiva lo slancio verso qualcosa, ancora e sempre nella continuità.

Solo nella continuità si può creare, vivere pienamente, danzare la propria vita.

firma di marta zacchigna

I contenuti presenti sul blog “Appunti Dinamici” dei quali è autore Marta Zacchigna non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all’autore stesso. È vietata la copia e la riproduzione in tutto o in parte dei contenuti in qualsiasi modo o forma. È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore. Articolo depositato con data certa il giorno 30 novembre 2023. Copyright © 2023 – 2024 Appunti Dinamici by Marta Zacchigna. All rights reserved.

Picture of Marta Zacchigna

Marta Zacchigna

Laureata Magistrale in Lettere e Filosofia (Dipartimento Arte Musica e Spettacolo) e Laureanda Magistrale in Filosofia, è Diplomata al Centro Internazionale Movimento e Danza di Milano. Lavora come danzatrice, e insegnante di danza contemporanea. È fondatrice del centro di ricerca Dancing House in Via del Monte 2 a Trieste. CONTATTI / marta@dancinghouse.it / +39 339 1952458

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina