Il blog di Marta Zacchigna sulla Danza Contemporanea

FLOW MOVEMENT • L’IMPORTANZA DELLO STATO DI FLUSSO NELLA DANZA

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Dal respiro al movimento, dalla direzione all’avventura spaziale, dal tempo lento al veloce: durante le mie lezioni l’allievo è condotto nel flow movement.

“Viandante, non esiste il sentiero, il sentiero si fa camminando…”
Antonio Machado

Imparare dal respiro

Molte lezioni nella danza dovremmo impararle a partire dalla dinamica del respiro. Il respiro infatti può essere considerato il vero paradigma della danza perché rappresenta quel movimento minimo che ci accompagna dall’inizio alla fine e che ci abita costantemente anche fuori dalla nostra volontà.
Se analizziamo il respiro sappiamo che vive di una fase ascendente e di una discendente che si susseguono lasciando uno spazio vuoto tra i due momenti che procedono nella continuità. Di fatto è un flusso ininterrotto che ci accompagna dalla nascita fino all’ultimo dei nostri giorni.

Il movimento danzato, che è necessariamente appoggiato al respiro, ha la stessa natura: ad un gesto ne succede un altro e poi un altro e un altro ancora e il senso di unità del movimento, a ben guardare, non è altro che il risultato di un insieme di istanti discreti. Non c’è danza senza flusso ininterrotto. Il fatto che si lavori nella continuità ci porta a fare una importante distinzione. La danza non si impara attraverso degli esercizi ma grazie a esperienze di continuità.
L’esercizio infatti prevede delle fermate e dei cambi di schema motorio mentre la danza si muove in una continua variazione, in una modifica costante.

Cosa genera nel corpo lo stato di flusso?

L’energia che ci sostiene

Ogni flusso di movimento deve essere sostenuto da un’energia che varia. Il danzatore deve essere un bravo amministratore della sua energia. All’interno di una composizione ci possono essere parti più veloci ed energiche ed altre più lente e più lievi. Sta nella bravura di chi danza gestire bene le diverse qualità, conoscerne la gamma, e passare con disinvoltura da un’energia ad un’altra in modo ecologico affinché l’energia non venga mai dispersa ma continuamente “reinvestita” nel movimento.

L’intenzione mantenuta

Il flusso è spinto in avanti da una intenzione precisa. Se decido di muovere a partire da una mano, sarà quella a generare il mio flusso. Non esiste flusso senza questo stato di attenzione, questa volontà di sviluppare un movimento a partire da qualcosa di concreto.

Il tempo che scorre

Il tempo da senso alla nostra composizione quindi ogni flusso di movimento si esprime in un tempo preciso. Il tempo può essere scomposto in più parti: pulsazioni, ritmi, durate. Chi danza sa gestire i cambi di tempo nel flusso e sa passare dall’uno all’altro in modo organico, morbido e naturale.

Lo spazio che si modifica

Lo stato di flusso si deve collocare necessariamente di uno spazio. Grazie al flusso ogni movimento può esprimersi nel suo disegno spaziale e trovare il suo senso anche grazie all’esistenza di questa categoria: alto, basso, lungo, stretto sono visioni che possono guidare una composizione.

La nostra narrazione

Il flusso consente di costruire un senso. Esattamente come in un libro. Ogni volta che leggiamo attiviamo un flusso dentro di noi che ci spinge a procedere, ed è da quel procedere che emana poi il senso di quello che leggiamo, in altre parole, la storia. Nella danza la logica è la stessa.

Io seguo il flusso o il flusso porta me?

Lo stato di flusso che si raggiunge attraverso il movimento ha una doppia natura. Da una parte è un fatto soggettivo, perché viene vissuto intimamente da chi danza e proviene dalle sue sensazioni interne; allo stesso tempo però il flow movement è visibile anche dallo spettatore che si accorge che il movimento ha una determinata qualità e intensità e anche una sua verità comunicativa.

Quando il corpo si è dato un compito fisico e lo ha esplorato per un certo tempo la relazione istruzione – esecuzione si rovescia ed è il corpo (che fin a quel momento è stato guidato) a “guidare” il danzatore. Si tratta di un momento magico. Il movimento, raggiunto questo stato, si rivela.

Chi danza da molto tempo sa che nel flusso di movimento si procede in un doppio sguardo: lo sguardo interno che cerca di rimanere aderente a un compito (ad esempio muovere nella rotolata) e lo sguardo esterno o totale che osserva quello che accade da fuori senza conoscerlo prima (la rotolata che si fa da sé o meglio il corpo che si porta nella rotolata al di fuori dell’intenzione chi danza).

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In questo cambio percettivo si attiva quella capacità di muoversi nella continuità, ovvero di vivere il movimento come una sequenza di istanti discreti che creano un movimento integrale, unitario, che prosegue “da se stesso per se stesso”. Quando gli allievi raggiungono questo stato allora è possibile “fare tutto” nel senso che il corpo è disponibile ad ogni partenza fuori schema e riesce in cosa straordinarie.

Il flow movement e il movimento come avventura

Se un corpo riesce a produrre movimenti inediti vivendo il movimento come un’avventura, allora si può dire che è un corpo che produce un’azione danzata.
Solo nel flusso posso depotenziare il controllo della mente e lasciare che il movimento si faccia da solo. A livello neuronale il flusso permette inoltre di ritrascrivere continuamente nel nostro cervello il progetto di movimento che quindi si determina mentre vive, mentre scorre, in una modifica continua e inarrestabile.

Danzare nel flusso è simile all’eccitazione del viaggio. Istante dopo istante, rimanendo nell’imprevedibilità degli eventi, si disegna il percorso che ci porterà a destinazione. Dal respiro al movimento, dalla direzione all’avventura spaziale, dal tempo lento a quello veloce: durante le mie lezioni ogni training è volto a portare l’allievo in un flow movement che gli permette piano piano di stratificare tutte le competenze necessarie a rendere un gesto intenso, personale comunicativo.

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firma di marta zacchigna

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Marta Zacchigna

Laureata Magistrale in Lettere e Filosofia (Dipartimento Arte Musica e Spettacolo) e Laureanda Magistrale in Filosofia, è Diplomata al Centro Internazionale Movimento e Danza di Milano. Lavora come danzatrice, e insegnante di danza contemporanea. È fondatrice del centro di ricerca Dancing House in Via del Monte 2 a Trieste. CONTATTI / marta@dancinghouse.it / +39 339 1952458

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