Il blog di Marta Zacchigna sulla Danza Contemporanea

CORPO • RITORNO ALLA SENSAZIONE

“Abbi buona cura del tuo corpoè l’unico posto in cui devi vivere.”
Jim Rohn

Prima ancora di parlare di corpo dovremmo parlare di attenzione al corpo.

Quante volte al giorno, nelle nostre vite frenetiche e programmate, siamo veramente consapevoli di abitare un corpo? Di esistere non solamente perché produciamo pensiero ma anche perché stiamo sbattendo le palpebre, mettendo un piede avanti all’altro, alzando un braccio per prendere un bicchiere?

Per la maggior parte del tempo, il nostro corpo è un servo muto, uno strumento che crediamo di avere in dotazione alla stregua dello smartphone; qualcosa che si accende la mattina e si spegne la sera e che si deve ricaricare almeno tre volte al giorno. Ma soprattutto è un oggetto che deve rispondere con immediatezza ed esattezza ai compiti richiesti e che non deve tradirci.

Mi alzo, mi vesto, guido, faccio le scale, saluto, corro, mi precipito, bacio, abbraccio, apro e chiudo, cucino, pulisco, scrivo. Grazie a milioni di sinapsi che collaborano attivamente possiamo compiere trentacinquemila decisioni al giorno e portare a compimento le nostre grandi e piccole missioni di giornata. Un dispositivo meraviglioso che ci permette di fare tutto con un’efficienza straordinaria. Eppure, paradossalmente, nella velocità di esecuzione e nell’ottimizzazione dei nostri “programmi cinetici” perdiamo qualcosa.

L’urgenza incessante del fare e del concludere rapidamente le nostre incombenze caratterizza sempre più spesso le nostre giornate, ci obbliga a stare nell’anticipazione e nella programmazione costante, così sempre focalizzati sull’azione volta all’obiettivo dimentichiamo che c’è un corpo che ci sorregge e che guida costantemente il nostro agire, istante dopo istante.

Non siamo solo un aggregato di materia organica addestrata a compiere una serie di automatismi.  Il corpo è lo strumento attraverso il quale percepiamo il mondo, o meglio, attraverso cui il mondo giunge a noi. È solo grazie a questo straordinario strumento sensibile che abbiamo in dotazione dalla nascita che possiamo sentire, respirare, toccare, essere toccati.

E quindi: quale è la prima cosa che si fa in sala danza? Tornare alla percezione del corpo. E come? Recuperando la pienezza della sensazione. Prima di iniziare un movimento danzato e consapevole è necessario infatti essere presenti a se stessi, integralmente, con tutte le parti. E questo è già un gran bel lavoro. Un lavoro per cui il nostro corpo ci sarà sempre grato.

La verità della sensazione

Per ritrovare la sensazione è necessario entrare in uno stato di attenzione. La dimensione dell’attenzione è già uno stato di grazia perché ci permette di partecipare a ciò che succede nel nostro corpo in un preciso momento: sento ad esempio il respiro perché muove la mia maglietta, percepisco il mio peso quando sono seduto, mi accorgo di come si sposta il mio baricentro, ora, mentre sto camminando. Tornare al corpo significa tornare a un piano di verità e soprattutto alla meraviglia del qui e ora dove passato e futuro vengono temporaneamente sospesi. Non immagino di sentire qualcosa, lo sento e basta perché sta accadendo. Non sono proiettato in avanti, sto con quello che c’è in quel momento e me ne prendo “cura”.

In quell’istante inizia la danza. Quando ci riconnettiamo con quella possibilità di sentire e sentirci come abitanti di un corpo. L’aurora della danza, di qualsiasi danza, corrisponde a quel tornare in possesso di noi stessi: abito questo spazio di adesso, in questo tempo di adesso con questa energia di adesso. Sembra un’atto banale ma quante volte lo facciamo davvero durante una giornata? Quante volte resistiamo a questa continua accellerazione? A volte si tratta solo di un piacevole respiro ritrovato nel tempo che abbiamo deciso di dedicare a noi stessi, a volte può essere invece lo spazio di un’intuizione folgorante, collocata fra due respiri, in un attimo di distrazione. In ogni caso si tratta di un atto rivoluzionario. La sensazione porta sempre con sé una rivelazione.

Come tornare al corpo?

Ci sono delle strategie precise che ci permettono di riaprire le finestre delle percezione e far fiorire la nostra presenza, il nostro esserci, che è quel “tornare a casa da noi stessi”. Come si fa?

Respiro

L’attenzione all’inspiro e all’espiro ci permette di recuperare il flusso e il senso della successione mentre lo spazio tra un soffio e l’altro ci riconnette ad un tempo fertile di sospensione che apre a nuovi universi immaginativi.

Attenzione alle percezioni interne

Ogni nostra percezione è un dato di realtà che ci riconnette immediatamente con la nostra mappa sensoriale. Apprendo così l’insieme del mio sentire (le sensazioni che si accendono, evaporano, si spostano) e riconosco l’emozione che è presente in quel momento.

Sensazione del peso

La distesa al suolo o la seduta sono ottimi assetti per percepire il peso. Attraverso la pressione che questo esercita sulla superficie possiamo sentire i nostri volumi nelle loro diverse lunghezze e grandezze.

Senso del contatto

Il contatto ci riporta immediatamente alla sorpresa della vita. Essere in contatto con qualcosa o qualcuno significa di fatto aprire una relazione. E la relazione richiede un’attenzione piena che ci obbliga all’accorgimento.

Cosa ci permette di fare il corpo?

Recuperare centratura e presenza, rimetterci al centro della nostra intenzione, ritornare focalizzati sul nostro bisogno e progetto, riorganizzare il movimento in modo consapevole e non automatico ma anche godere dei nostri sensi per accedere ad uno stato di piacere.

Solo con un corpo presente, disponibile e partecipe possiamo davvero stare nel mondo.

Cosa ci muove in definitiva? Sono i nostri occhi a com-muoverci davanti a un paesaggio, e sono le nostre orecchie a restituirci quel suono familiare o quella canzone che ci piace tanto, ed è la nostra bocca a donarci il gusto insostituibile di quello che ci piace così tanto, ed è ancora il nostro naso a riportarci ai profumi che ricollegano ad una memoria antica ed è sempre la nostra mano a restituirci i piacere di quel tocco…

Un allenamento costante all’attenzione ci dona un corpo presente, vivo e danzante, anche fuori dalla sala danza.

Fermati. Rallenta. Respira. Se non torni mai a casa, sarà la casa un giorno a reclamarti.

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firma di marta zacchigna

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Marta Zacchigna

Laureata Magistrale in Lettere e Filosofia (Dipartimento Arte Musica e Spettacolo) e Laureanda Magistrale in Filosofia, è Diplomata al Centro Internazionale Movimento e Danza di Milano. Lavora come danzatrice, e insegnante di danza contemporanea. È fondatrice del centro di ricerca Dancing House in Via del Monte 2 a Trieste. CONTATTI / marta@dancinghouse.it / +39 339 1952458

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