“Un’officina di domande dove il primo mattone rappresenta già una possibilità, nella Danza di Ricerca ogni ipotesi è un’impalcatura resistente ma anche un ponte gettato al di là, si costruisce senza sosta per vedere nascere un giorno quell’architettura luminosa che coincide con noi stessi.”
MZ
Perché la Danza di Ricerca non è un corso di danza ma un cantiere di ricerca sul movimento.
Quando qualcuno mi chiede che tipo di corsi propone la Danza di Ricerca, rispondere mi provoca sempre un cortocircuito interiore: il termine ‘corso’ è sempre riduttivo, insufficiente e non restituisce il senso più intimo e profondo della Danza di Ricerca. Suggerisce un contenitore disciplinare definito, un programma stabilito per la maggior parte a priori, degli obiettivi chiari da raggiungere dichiarati fin dall’inizio. Di fatto, chi si iscrive ad un corso, si aspetta un’esperienza prevedibile e lineare.
La proposta della Danza di Ricerca è invece qualcosa di radicalmente diverso perché si pone da subito come esperienza aperta, processuale, poetica e filosofica insieme; un cantiere vivo, in divenire, che ha come oggetto la pratica danzata ma che si espande anche ad altri livelli che coinvolgono l’intera esistenza perché imparare a muovere in sala è imparare a muovere sulla scena del mondo.
Il movimento come conoscenza di sé
In questo spazio non si impara “a danzare” nel senso convenzionale del termine, il focus del lavoro non è apprendere sequenze o perfezionare una forma esteriore. La Danza di Ricerca mette al centro il movimento come linguaggio con cui dialogare con se stessi. È un processo di ascolto profondo, di esplorazione della propria presenza nel corpo che si muove intenzionalmente nel tempo e nello spazio. In questa visione ogni gesto è occasione di scoperta, ogni pausa è un momento fertile, ogni incontro è unico e irripetibile. Il movimento, in questo contesto, è un atto conoscitivo: corpo che pensa ma soprattutto sente e rivela.
La lezione come laboratorio poetico
La lezione non è un’esecuzione, ma una continua costruzione e “decostruzione”. In ogni incontro si apre un laboratorio in cui si sperimenta: si creano delle mappe ma si è anche pronti a rivederle, modificarle, reinventarle. Nella Danza di Ricerca non si parte dalle risposte giuste ma dalle domande interessanti, perché l’ obiettivo non è creare una coreografia finita, ma generare possibilità poetiche attraverso il corpo. È un lavoro che ha a che fare con la disponibilità, l’intuizione, la sorpresa: l’unico vero obiettivo è la trasformazione.
Filosofia del movimento: un approccio esistenziale
Questo cantiere si nutre anche di filosofia. Non come sapere teorico separato, ma come forza capace di creare connessioni tra danza, pensiero ed esperienza vissuta. Si danza ma concetti filosofici diventano strumenti attivi per riflettere sul corpo e sulle sue dinamiche. La danza, allora, non è solo una pratica artistica ma un nuovo approccio esistenziale: si danza per riconnettersi al proprio sentire ma anche per mettersi alla prova ed evolvere.
Una proposta aperta
Non si tratta quindi di un corso ma di un viaggio, perché ogni corpo è un luogo di accadimento, un cantiere da esplorare, che va verso la vera conoscenza, che è prima di tutto, esperienza.
Si parte il 21 settembre con il consueto orario dalle 20 alle 21.30 presso Dancing House – cantiere creativo permanente. Per info: marta@danzadiricerca.com


